Ieri son stato finalmente a vedere il film biografico su Elvis Priesley, e questa non è una recensione ma una raccolta di alcune riflessioni a caldo su quello che mi pare un capolavoro mancato di un soffio.
Cominciamo, però, a parlare di quello che funziona alla grande:
- Nella prima ora e mezza l’uso della musica e del montaggio confezionano un’esperienza estetica semplicemente incredibile. Mancano ancora diversi mesi alla cerimonia degli Oscar e tutto potrebbe cambiare, ma sento aria di statuetta per entrambi (musiche e montaggio).
- Il film si è finalmente liberato dalle “dinamiche musical” di cui il lavoro di Luhrmann (il regista) ha sempre un po’ sofferto. Pur essendo tutto a tempo di musica, questa è al servizio della trama e dello sviluppo dei personaggi.
- La trama è coraggiosa, tentando di coprire tutta la vita di Elvis, dall’infanzia alla morte, rivedendola cioè nell’ottica del suo rapporto con il manager, il Colonnello Tom Parker (il maledettamente inutile Tom Hanks).
Siccome tutto questo verrà dimenticato non appena inizierò a parlarne male, vorrei sottolineare che il film è VERAMENTE BELLO, e che dovreste vederlo al cinema in lingua originale per apprezzarlo appieno.
Cosa per me non ha funzionato (oltre a Tom Hanks)
Prima di tutto: non è vero che Tom Hanks è l’unico problema di questo film. Mi serviva un titolo che ti facesse arrivare fino qua (per sapere perchè secondo me Tom Hanks non doveva esserci devi aspettare un altro paragrafo).
Senza troppi giri di parole, questo film soffre del problema di molti biopic recenti: ovvero non può mettere in cattiva luce la star di cui parla.
Non possono permettersi di correre il rischio che un fan rimanga deluso dal film e lasci una cattiva recensione, o che – ancora peggio – qualcuno non vada a riscoprire la musica della star, facendo perdere all’etichetta discografica una fetta di sonori (l’hai capita? Sonori!) guadagni.
Come spesso questi biopic fanno, il film cerca quindi un capro espiatorio a cui addossare tutto il male della star.
Era successa la stessa cosa con Bohemian Rhapsody: la vita dissoluta di Freddie Mercury, tutte le sue scelte opinabili, sono diventate un piccolo momento del film attribuibile a circostanze esterne, rendendo la narrazione una (PER ME) noiosissima agiografia.
In Elvis succede la stessa cosa: il rapporto del cantante con le droghe, l’alcool e i sonniferi che l’hanno ucciso viene derubricato a un’unica scena di non più di 30 secondi in cui a un giovanissimo Elvis viene offerta una pastiglia, e lui la prende.
Flash forward a tre ore dopo e scopriamo che Elvis muore per i medicinali che gli vengono iniettati dal medico cattivo, assoldato dal cattivissimo manager.
Per la cronaca: questo non descrive in nessuna maniera quello che successe davvero, considerando che dopo l’autopsia furono trovate nel corpo di Elvis 14 sostanze stupefacenti diverse, e da un’intervista ad un suo conoscente si scoprì che da anni la star abusava di oppiacei, tranquillanti, antistaminici, barbiturici, ormoni e sonniferi (SPOILER: non tutti fornitigli da medici cattivi).
La questione Tom Hanks
Che sia storicamente accurato o meno, per tenere insieme il film serve, a questo punto, un antagonista, un uomo abbietto, un ammasso di letame che ha deciso di ammazzare l’irreprensibile Elvis per futili motivi: e qui entra in scena il Colonnello, interpretato da Hanks.
Parlare male di Tom Hanks è veramente difficile. È da quando l’abbiamo visto naufragare su un’isola tropicale che abbiamo imparato a fidarci di lui.
È il classico tizio un po’ mediocre ma dai sani principi, che alla fine ce la fa grazie ad una volontà di ferro.
E sta proprio qui il punto: messo nella posizione di oscuro e meschino manager che porta il grande artista Elvis alla rovina, Hanks si dimostra completamente inadeguato (Ogni volta che dico cose del genere puntualmente l’attore viene candidato all’Oscar per Best supporting actor, quindi probabilmente succederà anche questa volta, ma io di qua non mi muovo).
Lo ribadisco: Tom Hanks per me è stato una scelta pessima. Il trucco prostetico per renderlo obeso trasforma la sua faccia in una maschera gommosa e inespressiva, e i suoi occhi sornioni, conditi da spintissimi primi piani che ne evidenziano l’artefazione in modo del tutto inutile, mi hanno lanciato irrimediabilmente e più volte fuori dal film.
Il succo di tutto questo pippotto è: ci sono attori obesi, incazzosi e meschini, non vedo letteralmente nessun motivo per cui in questo film ci sarebbe dovuto essere Tom Hanks.
Detto ciò, come detto più volte: il film è un mezzo capolavoro, fatevi il favore di andarlo a vedere.
(Trento, 1983) Content creator, primo tiktoker italiano a parlare di cinema. Sceneggiatore ed esperto di storytelling. Ha pubblicato due romanzi grafici: “La principessa che amava i film horror”, e “The moneyman”, una biografia di Walt Disney a fumetti. Quest’ultimo è pubblicato in quattro Paesi. Laureato in Scienze della Comunicazione e diplomato in Book Publishing Strategies a Yale.
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